Il caso di Anteo Zamboni è uno dei tanti esempi di come la storiografia non può affidarsi al mito, ma deve sempre ricercare, vagliare tutte le fonti e trarne delle conclusioni, non sempre edificanti e in linea con il proprio credo politico.
In definitiva, rappresenta bene quello che è il nostro concetto di “fare storia”: una continua ricerca e revisione permanente di fatti, biografie, fenomeni, supportata dall’utilizzo di tutte le fonti possibili senza pregiudizi politici o ideologici. In fondo è qui che sta la differenza fondamentale tra revisionismo e revisionismo politico: laddove il primo tende a mettere in discussione tutto, sempre in maniera scientifica e rigorosa; il secondo tende ad asservire la storia a fini politici che, per loro stessa natura ne stravolgono la natura.
Obiettivo che ci sipone con questo progetto culturale è di percorrere nuove strade nel campo della storiografia, in stretto rapporto con il presente, inteso come parte integrante dell'agire metodologico dello storico, affrontando temi come la storia orale, la storia delle classi subalterne, lo spontaneismo in rapporto all’organizzazione, la storia locale, la microstoria, l’interdisciplinarità.
Risulta difficile per chi, esterno al mondo dell'Accademia, si avvicina alla storia, riconoscersi nelle tendenze oggi prevalenti nel panorama degli studi storici: da un lato ci si scontra con quella finalizzata all'uso mediatico, banalizzato e politico-istituzionale degli studi, mero strumento per contese elettorali; dall’altro lato con quella che mira alla "deideologizzazione", per la "riconciliazione nazionale", la cosiddetta pacificazione che, spesso, scivola in una semplice equiparazione.
Come afferma Nicola Gallerano: "L’uso pubblico della storia non è una pratica da rifiutare o demonizzare pregiudizialmente: può essere un terreno di confronto e di conflitto che implica il coinvolgimento dei cittadini attorno a temi essenziali, può rivelare lacerazioni e ferite della memoria e farle tornare in luce; ma può anche essere una forma di manipolazione che stabilisce analogie furovianti e appiattisce sul presente profondità e complessità del passato".
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